Sono passati dieci anni da quando Giancarlo Moretti e Gianfranco Zeppieri, realizzando il sogno di una vita, salirono fino al Island Peak metri 6180 al culmine di un lungo trekking durato diversi giorni per godere della spettacolare veduta del luogo del nostro pianeta più vicino al cielo. Il nostro amico Gianfranco ricorda quella indimenticabile esperienza vissuta insieme al suo inseparabile amico che vive sempre nei suoi e nei nostri ricordi. Vi invitiamo a soffermarvi qualche minuto per leggere la bellissima esperienza nei ricordi di Gianfranco e vedere le meravigliose foto.
La redazione della U.S. Roma 83
NEPAL HIMALAYA 2001 - RICORDO DI UN’IMPRESA ALPINISTICA CON GIANCARLO MORETTI
Questo vuole essere un racconto semplice che parte dal profondo dell’anima di chi l’ha vissuto e che vuole ricordare, a distanza di dieci anni esatti, l’Amico Giancarlo.
Un viaggio sognato per anni da due amici con una passione forte per la montagna, alla ricerca di un’avventura quasi unica nel suo genere alla conquista di una montagna Himalyiana. Questa montagna era è stata ed è l’Island Peak–(Imja Tse-nome nepalese ) m.6.189, posizionata tra gli ottomila del Lotse e dell’Everest. La guida alpina Cristiano Delisi, dopo essere stati con lui sul Gran Paradiso, Monte Bianco e Capanna Margherita, cime delle alpi sopra i quattromila, ci propose questa spedizione con altri sei giovani intorno ai trenta anni, dei quali quattro erano friulani, uno di Genova ed uno di Cuneo. Giancarlo ed io partimmo da Fiumicino il 21 ottobre del 2001 diretti a Kathmandu con scali a Londra e a Doha. A Londra incontrammo in aeroporto, come previsto in programma, gli altri componenti della spedizione, cioè i sei ragazzi del nord, i quali appena ci videro, vedendo i nostri capelli bianchi, ci fecero capire, con i loro sorrisini, che si stavano chiedendo: ”ma questi due dove vorrebbero andare?” Premetto che cambiarono subito idea appena cominciammo a salire, confessando la loro maldicenza. Arrivammo a Kathmandu (m.1600) il giorno 22 e fummo calorosamente accolti dall’organizzazione degli Sherpa. Sosta di un giorno della spedizione e visita alla città in mezzo al caos della circolazione stradale. Giorno 24 ottobre partenza per Lukla (m.2800) con mini aereo ed atterraggio emozionante su una mini pista posizionata sul costone di una montagna. Incontro con i portatori e sherpa dell’organizzazione, ed inizio della marcia di avvicinamento e condizionamento fisico graduale all’altitudine arrivo a Padking (m.2620). Tutto l’equipaggiamento, tende, cucina, attrezzature alpinistiche ecc. veniva trasportato dai jack. 25 ottobre, partenza da Pakding arrivo dopo 7 ore di marcia a Namche Bazar (3440m.) Il paese è punto d’incontro per scambi di merci di carovane provenienti dal Tibet. 26 ottobre, giornata di acclimatazione e riposo con salita a Khunde (m.3900) con vista panoramica spettacolare delle principali montagne, a Kumjung(m.3790) e ritorno Namche Bazar. 27 ottobre, Namche Bazar- Tyangboche(3867m.). Una bella tappa di 6-7 ore alta a mezza costa sopra il fiume Dudh Kosi, nella prima parte, tra splenditi scorci di cime note come Tamserku (6608m.) Kang Tega(6685m.) e Ama Dablam (6856m.) Il sentiero poi scende al fiume Punkhi Tenga per poi risalire un costone boscoso tra abeti e rododendri e arrivare alla sella su cui è situato il monastero Buddista di Thyangboche. Da qui si gode una straordinaria vista di montagne a 360° giustamente considerata una delle più suggestive del mondo. La marcia prosegue si arriva a Pherice (4243m.), ci si accampa. Al mattino si riparte seguitando a salire di quota attraversando le morene terminali del famoso ghiacciaio del Khumbu proveniente direttamente dall’Everest. Si passa per Dughla (4620m.), punto di grande suggestione, il cosiddetto ”cimitero degli Sherpa” dove Sherpa ed alpinisti hanno costruito una grande quantità di “chorten” (sacri cumuli di pietre) in memoria dei caduti in montagna. Camminando si osservano le cime del Pumori (m.7165) e del Nuptse (m.7861) e si arriva, passando per il piccolo insediamento di Lobuche alla piramide italiana del C.N.R.(m.4970), fatta costruire da Ardito Desio per studiare l’effetti dell’altitudine sul corpo umano. In questa splendida valletta morenica ci accampiamo e sostiamo una giornata per perfezionare l’acclimatazione e visitare il laboratorio. Il giorno dopo da qui facciamo una escursione di una giornata, andata e ritorno, sulla cima del Kala Pattar (m.5545) per verificare la stato fisico di ognuno e per vedere da vicino l’imponenza dell’Everest. Giancarlo ed io arrivammo per primi in cima i giovani poco dopo. L’effetto dell’altitudine si fa sentire la respirazione diventa problematica ed è necessario fare i movimenti con determinazione ed allo stesso tempo con molta calma. Qui purtroppo uno dei giovani durante la notte ebbe un forte attacco di “mal di montagna” che lo costrinse a rinunciare a proseguire e allo stesso tempo a scendere di quota. Lo riprenderemo in un lodge al nostro ritorno. Il giorno 1 novembre riprendiamo la marcia: questa volta di avvicinamento alla nostra meta -l’Island Peak-. Ritorniamo sui nostri passi fino a Dughla, e passando alti sopra a Pheriche entriamo nella valle dell’Imja Kola in corrispondenza del bel villaggio di Dingboche (m.4350). Chukung (m.4730) è l’ultimo insediamento della valle a tre ore da Dingboche. Piccolo agglomerato di capanne di pastori ubicato ai piedi dei ghiacciai dell’Imja, del Lhotse, del Nupse, e dell’Ama Dablam, si trova nelle vicinanze della gigantesca parete sud del Lhotse ed è anche un buon punto di osservazione sul Makalù, quinta montagna nel mondo per altitudine, nonché punto di partenza per l’ascensione dell’Island Peak. Finalmente da Chukung dopo una entusiasmante camminata al centro di un impareggiabile anfiteatro di montagne si arriva in prima mattina al Campo Base Island Peak (m.5087). Si organizza il campo si provano tutte le attrezzature con grande entusiasmo e ci si concentra su come dovrà essere la salita. Si riposa si cena e si va a dormire presto. La partenza è prevista per mezzanotte perché si deve arrivare in cima intorno alle 8 e bisogna ridiscendere non più tardi della 9 poiché dopo quest’ora aumenta enormemente l’intensità del vento. Finalmente si parte coscienti di dover affrontare i mille e passa metri di dislivello per la cima. La prima parte è su sentiero, ripido ma ben tracciato, poi ci si arrampica su pietraie e roccette; la fatica si fa sentire perché siamo a circa 5800m. A circa 5900m. si entra sul ghiacciaio. Bello e spettacolare che ci conduce ai piedi del risalto della vetta dove un pendio di oltre 45° e 150m. di dislivello porta sull’anticima. La salita è faticosa si procede uno alla volta, c’è una corda fissa di sicurezza dove ci si aggancia con l’imbragatura si sale affondando la punta dei ramponi, e ogni tre passi bisogna fermarsi per prendere fiato data l’altitudine. Si arriva finalmente sull’anticima (6150m.) si guarda intorno lo spettacolo e si dimentica la stanchezza. Ma non è finita per la vetta ci vogliono ancora circa 30m.di dislivello da percorrere sulla cresta terminale. Si arriva in vetta ci si abbraccia e si gioisce si ammira lo spettacolo delle montagne più alte del mondo, e si fanno le foto, sono le 8,30 del 3 Novembre del 2001. La sensazione di gioia è talmente grande che non si vorrebbe più scendere. Purtroppo i venti aumentano di intensità e giunge il momento di ridiscendere. Si ritorna al Campo Base ci si riposa ed il giorno dopo comincia il viaggio di ritorno cantando in allegria e felici. Percorrendo la stessa strada dell’andata si ritorna a Kathmandu e il 10 novembre si riparte per l’Italia. Termina qui il racconto di un’avventura lontana ma sempre presente nella mente e nel cuore, pensando sempre a chi purtroppo non c’è più. Sperando di non avervi annoiato, con rinnovata stima saluto tutti del gruppo sportivo U.S.ROMA 83 tanto caro a GIANCARLO MORETTI. Roma,15/11/20117