Il 21 aprile 2013 si sono corse numerose maratone nel mondo. La più importante è stata sicuramente la Virgin London Marathon. In attesa della gara, la britannica Paula Radcliffe, campionessa del mondo di maratona nel 2005, nonché primatista mondiale della specialità, ha lanciato un appello: «Non è irrispettoso nei confronti dei morti e feriti di Boston andare avanti con la maratona di Londra. In un momento così difficile abbiamo bisogno di unirci domenica a Londra per dimostrare la forza dell’umanità e dello sport in faccia ad un terrorismo così vilmente infame. La gente corre per beneficienza, lo sport unisce un gran numero di persone.
Colpirle al traguardo dove i bambini aspettano di abbracciare i papà e le mamme è crudele e rivoltante».
Il cielo era sereno nella capitale del Regno Unito in questa terza domenica del mese di aprile. Al via 36 mila partecipanti nella gara più partecipata del vecchio continente con Parigi. 30” di silenzio prima del via, in ricordo delle vittime della Boston Marathon del 15 aprile: poi l’applauso: «I ricordi non si cancellano»» commenta su Eurosport, che trasmette la gara in diretta, l’olimpionico Alberto Cova, il quale pur avendo superato i 50 anni continua a correre. Un grande spettacolo di folla: Ma non è la maratona più partecipata, superata da New York. Il percorso è piatto, con un tratto in discesa al 3° miglio: per questo ci si può attendere un buon tempo cronometrico. Tra le donne sino a metà gara nessuna atleta vuole prendere l’iniziativa. Battaglia tra Kenia ed Etiopia. L’olimpionica di Londra 2013, l’etiope Tiki Gelana cade scontrandosi con un atleta canadese disabile su wheelchair al 15° km: gli atleti in carrozzina corrono a 60 km/h i più veloci, mentre il plotone femminile di testa della gara londinese a 18 km/h. Al 20° km le donne transitano in 1h08’12”. Alternanza di ritmo, corsa strana, un po’ anomala. A circa metà gara si passa da un’andatura a 3’25” al km a 3’12”. Intanto si sta per concludere la gara degli atleti in wheelchair. Otto atleti insieme negli ultimi chilometri transitano per Buckingham Palace. Volatone finale: vince l’australiano Ferlay, già primo alle Paralimpiadi di Atene 2004. A metà gara la Gelana si stacca. La 33enne Kiplagat spinge per staccare le avversarie. Al passaggio alla mezza, al comando tre keniote ed un’etiope, che transitano in 1h11’29”. L’accelerazione mette in difficoltà la Gelana. Al 25° km passano in 1h24’15”; al 30° km in 1h40’18”, con Priscah Jeptoo, argento olimpico che cambia marcia. La gara femminile non è inferiore a quella maschile in termini tecnici. La Jeptoo, allenata da Claudio Bertarelli, corre scomposta ma con una grande forza e resistenza, nella sua naturalezza dà il meglio di sé. Tra le atlete in wheelchair sprint a due: vince la statunitense Mc Fadeh. Ormai questi atleti meno fortunati possono disporre di una carrozzina tecnologicamente avanzata e assai leggera: quindi tempi veloci se supportati da adeguati allenamenti e condizione fisica. Al 35° km la Jeptoo transita in testa in 1h56’29”. Nella sua carriera ha finora corso 7 maratone: prima a Padova 2010, Torino 2010 e Parigi 2011; seconda a Dageu 2011 (Mondiali) e Londra 2012 (Olimpiadi); personale di 2h20’14”. La Jeptoo, con la sua piccola coda di cavallo, la maglietta rosa ed i pantaloncini celesti, taglia vittoriosa il traguardo sul manto rosso: si ferma, s’inginocchia e prega con le mani unite, con l’asciugamano rosso sulle spalle. Si allena con l’omonima Jeptoo vincitrice di Boston 2013. Vola verso il traguardo. Qui chiude in 2h20’15”, solo un secondo superiore al personale e migliore prestazione mondiale dell’anno, dopo aver corso in inverno la mezza in 1h06’11” a Ras Al Khaimah. Seconda è la connazionale Edna Kiplagat in 2h21’32”. Terza è la giapponese Jukiko Akaba, atleta dai grossi quadricipiti, che qui ha corso con occhiali al viso, indumenti celesti, vincitrice a Osaka 2011, personale 2h24’19”. Si toglie gli occhiali per essere immortalata dai fotografi. Quarta l’etiope Atsede Baysa (2h25’14”). Quinta l’etiope Meselech Melkamu (2h25’46”). Sesta è la keniota Florence Kiplagat (2h27’25”), allenata dall’italiano Canova. Tiki Gelana chiude in 2h36’55” con onore per avere portato a termine la gara, sofferente, forse con una condizione fisica non eccellente e penalizzata dallo scontro con il disabile in carrozzina. Tra gli uomini corre l’olimpionico Mo Farah, ma solo per testare la gara: si fermerà al 20° km. Al via i migliori della specialità, tranne poche eccezioni. Cinque atleti sono presentati come protagonisti: Kipsang – Makau – Kebede – Kiprotich – Mutai. Le lepri hanno l’obiettivo di portare gli atleti sul piede di 2h03’30”. Tra i primi si distingue Emmanuel Mutai, atleta che ha un’elasticità elevata. Nel 2011 ha corso in 2h03’02” a Boston, tempo non omologato: il record dei km 42,195 è di Patrick Makau (2h03’38”), favorito della vigilia. Questi si stacca dal gruppo di testa dopo soli 38’: un incubo Londra per l’atleta che non ha partecipato alle Olimpiadi del 2012. Questi i passaggi di Londra: 5° km: 14’24”; 10° km: 28’57”; 20° km: 58’28”; 21,097: 1h01’54”; 25° km 1h12’58”; 30° km: 1h27’49”; 35° km: 1h42’47”. Mo Farah si ferma poco prima di metà gara, contento della sua esperienza importante: probabilmente l’anno prossimo il suo debutto sui km 42,195. L’andatura dei kenioti è indiavolata. Il folle passaggio alla mezza illude su un possibile attacco al record del mondo. Il campione olimpico Stephen Kiprotich (personale 2h07’20”), che corre per l’Uganda, perde il contatto con i primi della corsa. Rimangono in testa due kenioti (E. Mutai e Biwott) e due etiopi (Abshero e Lilesa). Mutai, che ha esordito sulla distanza a Carpi 2006, rompe gli indugi e spacca il plotone dei primi, a metà gara. Poi Stanley Biwott, vincitore di Parigi 2012, allenato da Claudio Berardelli, rimane solo tra l’applauso degli spettatori. Mutai è 2° all’inseguimento. Intanto arrivano al traguardo i disabili maschili. Primo il marocchino Chentuffo (cat. T12) in 2h24’00”. Bellissima ed emozionante gara con ritmi da vertigine. L’andatura poi cala, la fatica si sentire, mentre si passa per Westmister. Tra i disabili, intanto giunge la traguardo l’italiano Alessandro Di Lello, di Tivoli, ottavo alle Paralimpiadi di Londra 2012, atleta amputato che corre nella categoria T 46: qui chiude in 2h32’05”, poco sopra il personale di 2h31’06”. Mutai riprende Biwott a 5° km dal traguardo. Mutai si idrata e si volta; lo seguono Kebede ed Abshero. I colpi di scena si susseguono. Ora Kebede rimonta, supera Mutai e si dirige vittorioso verso il traguardo. Questa la classifica finale: 1) Tsegaya Kebede (ETH): 2h06’04”; 2) Emmanuel Mutai (KEN): 2h06’33”. 3) Ayala Abshero (ETH): 2h06’57”. Il primo non africano è lo spagnolo Ayada Lamdassem, Decimo classificato in 2h09’28”, assai provato all’arrivo. Solo undicesimo Patrick Makau (2h14’10”). Ma la maratona più veloce di questa domenica è stata quella di Amburgo. L’ex campione mondiale dei 5˙000 m, il keniota Eliud Kipchoge esordisce sui 42 km con un ottimo 2h05’30”, che rappresenta uno dei migliori debutti ed il record della corsa tedesca. L’atleta africano fa la differenza al 33° km, quando scappa dal ristretto gruppo di testa. L’azione si rivela fatale per gli altri atleti. Limenih Getachew chiude secondo in 2h07’35” e Lawrence Kimaiyo terzo in 2h10’27”: insomma dominio africano in terra di Germania. Le nostre maratone italiane più partecipate (Roma – Milano – Firenze) non sono seconde a livello organizzativo delle grandi maratone che si corrono fuori del nostro paese: ma manca una grande passione nelle nostre città ed un marketing. La battaglia per la vittoria però è quasi sempre vinta degli atleti africani, sia tra gli uomini che tra le donne. Per noi italiani i tempi di Stefano Baldini sono tramontati: ci rimane Ruggero Pertile, che però non ha la stoffa dell’olimpionico, seppur assai valido nelle gare che contano. Ora le maratone più veloci della primavera si sono già corse. In estate l’evento agonistico più importante per l’atletica leggera saranno i Campionati del Mondo che si terranno a Mosca dal 10 al 18 agosto. Sempre ad agosto (2-11) si svolgeranno a Torino i World Master Games ed anche l’atletica avrà la sua parte sia in pista che su strada, con la maratona quale gara più lunga. In autunno poi i Campionati Mondiali Master. Per la maratona, ancora le competizioni nelle varie parti del mondo: la speranza è che non si ripeta la tragedia di Boston. Alla Virgin London Marathon 2013 gli atleti hanno onorato la scena, con un pensiero agli sfortunati di Boston di qualche giorno prima.